18 gennaio 2015

Cosa non ho fatto, cosa ho fatto

Nell’ottobre del 2012, quando ho deciso di non seguire l’azienda in cui lavoravo nel trasferimento dell’unità produttiva che dirigevo, certamente non immaginavo quello che poi è successo.

55 anni, 34 anni di lavoro continuativo, varie aziende e varie esperienze nel Curriculum, ho pensato: “ci vorrà qualche mese, ma sicuramente troverò la mia collocazione professionale”.

Non era la prima volta che cambiavo lavoro, ma mi sono accorto che rispetto a qualche anno prima la situazione era diversa: “per la prima volta non era il lavoro che cercava me, ma ero io che cercavo il lavoro”.

Ho fatto le mie verifiche attraverso vari canali: job center (scandaloso), agenzie private (dilettantesco), società di career management (ermetiche), internet con portali di ricerca (inaffidabili), conoscenze personali (indefinibili), e mi sono accorto che il mio livello culturale era fermo da almeno 5 anni. In questi 5 anni avevo pensato solo a lavorare senza rendermi conto che il mondo stava cambiando.

Partiamo da “cosa non ho fatto”

  1. Non mi sono lamentato ne me la sono presa con qualcun altro per la situazione
  2. Non mi sono affidato a qualcuno in maniera “passiva” per la ricerca del lavoro
  3. Non sono rimasto fermo culturalmente
  4. Ma soprattutto “non sono rimasto invisibile” che è lo scenario più pericoloso

 

Ora veniamo a “cosa ho fatto”

  1. Mi sono rimesso a studiare iscrivendomi a tutti i corsi, sia gratuiti che a pagamento, che potevano essermi utili, sia per accrescere la mia cultura professionale, sia per allargare la mia rete relazionale
  2. Ho aperto un’Associazione di Disoccupati nella mia città, con l’intenzione di creare una rete per dialogare sia con le istituzioni che con l’imprenditoria
  3. Ho iniziato i rapporti con LO40 e altre organizzazioni a livello interregionale per trovare canali alternativi nella ricerca del lavoro o di alternative valide
  4. Ho utilizzato i social network in maniera attiva per promuovere la mia immagine e le mie competenze

 

Dopo 2 anni, nel settembre 2014, ho deciso che ero pronto e ho aperto un’attività consulenziale da solo. Proprio solo no, perché la rete relazionale che mi sono creato, mi permette di lavorare collaborando reciprocamente.

Adesso, quando mi guardo indietro e penso a quello che ho fatto in questi ultimi 2 anni, mi domando: cosa mi ha dato la forza di farlo? la prima cosa che mi viene in mente è la famiglia. Sicuramente è stata importante, ma c’è qualcos’altro che ha tenuto accesa la “fiamma pilota”: la fede. Anche se non sono praticante da molti anni, qualcosa dentro di me, molto dentro, è rimasto acceso, e in momenti difficili come questi, piano piano, ha saputo “scaldare il motore” e a farmi ripartire.

Ho cercato di “distillare” in queste poche righe 2 anni di esperienze. Spero che possano dare un punto di vista diverso, perché è nella diversità che si cresce.

 

Marco F.